Agevolazioni fiscali smart working

Con l’inizio della pandemia lo smart working ha preso piede, fino a diventare parte della quotidianità e del futuro di diversi lavoratori ed aziende. I vantaggi e gli svantaggi che il lavoro da casa ha apportato sono numerosi, così come i limiti e gli incentivi. 

Inizialmente si supponeva che si trattasse di un’iniziativa temporanea, che sarebbe cessata col termine della pandemia. Tuttavia in molti hanno cominciato ad apprezzare lo smart working al punto tale da agevolarlo per far sì che diventi accessibile alla maggior parte. 

In questo articolo parleremo proprio delle agevolazioni fiscali per lo smart working, nonché dei relativi bonus.

Agevolazioni fiscali smart working

Gli incentivi fiscali previsti per lo smart working agevolano due diverse categorie: gli investimenti in beni strumentali e la formazione finanziata

Investimenti in beni strumentali

Il credito retroattivo è disponibile per tutte le imprese che risiedono in Italia, indipendentemente dal settore a cui appartengono, dal regime fiscale e dalla forma giuridica di cui sono dotate. Esso prevede investimenti in beni strumentali di due tipi: quelli materiali (con limite di 2 milioni di euro) e quelli immateriali (con limite di 1 milione di euro).

Ovviamente i beni acquistabili con l’incentivo devono essere necessariamente nuovi, adeguati all’attività esercitata e destinati a strutture produttive situate nel territorio italiano.

Investimenti formazione finanziata

La formazione finanziata dagli investimenti è quella che riguarda le agevolazioni circa l’apprendimento digitale dei dipendenti, al fine di permettergli l’acquisizione di informazioni nuove in ambito digitale. Alcune di queste possono essere: cyber security, fog computing, stampa tridimensionale, realtà virtuale e così via.

Come nel caso precedente è necessario che le imprese risiedano nel territorio italiano per poter beneficiare dell’investimento.

Agevolazioni orario lavorativo

Va innanzitutto specificato che il lavoratore dispone del diritto alla disconnessione, il quale è legato a sua volta all’orario lavorativo, del quale si è discusso all’esame della Camera.

Alcune iniziative prevedono un limite di 40 ore settimanali, corrispondente tra l’altro alla media del lavoro non smart. Può essere eventualmente ridotto dalla contrattazione collettiva.

È importante che l’orario lavorativo venga suddiviso in diverse fasce a seconda del compito che si deve svolgere. In tal senso il datore concorda con il lavoratore circa le ore da dedicare a ciascuna mansione.

Diritto alla disconnessione

Il diritto alla disconnessione spetta sia al lavoratore che lavora in modalità ordinaria, sia a quello che lavora in smart working. L’intesa scritta che riguarda il lavoro in smart deve prevedere le seguenti: durata dell’accordo, alternanza tra smart working e lavoro ordinario, che prevede che almeno il 30% delle ore lavorative venga svolto da casa; la reperibilità dei lavoratori in smart e l’assicurazione circa la disconnessione degli strumenti tecnologici necessari. 

Bonus smart working: cosa comprare

Il bonus smart working prevede l’acquisto di strumenti tecnologici o comunque fondamentali per lo svolgimento del lavoro da casa, da parte dell’azienda. È infatti il datore di lavoro a scegliere se utilizzare i beni acquistati per il singolo dipendente o per agevolare lo smart working in generale.

L’agevolazione fiscale è prevista per i beni che non superano i €516,46. Il dipendente stesso non può chiedere il bonus, ma è l’azienda ad agevolarlo in merito.

Incentivi smart working 2022

Il 31 marzo 2022 l’Italia è uscita dallo stato di emergenza, il che implica che dal 1 aprile i lavoratori intenzionati a continuare il lavoro agile hanno dovuto stipulare un accordo con la rispettiva azienda. L’accordo, indicato specificatamente per le aziende private, stabilisce delle regole precise per l’effettuazione dello smart working.

Nello specifico l’adesione al lavoro agile è su base volontaria del lavoratore, il quale è libero di svolgere il lavoro da casa o da un qualunque altro luogo, seguendo l’orario che ritiene migliore, purché rispetti le ore settimanali.

Smart working prima e dopo pandemia

Con l’avvento della pandemia il lavoro da casa è stato riscoperto come vantaggioso, tant’è che le imprese private e la Pubblica Amministrazione ne hanno usufruito. Sono infatti 9 milioni i cittadini italiani che hanno iniziato a lavorare in smart working durante la pandemia, moltissimi di più se confrontati con i 570 mila del 2019.

Lascia un commento