Lavoro in nero non pagato

Partiamo col presupposto che il lavoro in nero è illegale in Italia, in quanto il lavoratore non gode dei diritti che gli spettano ed è molto spesso sottopagato, costretto a lavorare per più di 8 ore giornaliere.

Se il lavoro in nero non è pagato, dimostrarlo è – oltre che complesso – anche rischioso. Prima di approfondire l’argomento, sappi che non devi disperarti, perché come in ogni cosa, anche in questo caso potrebbero sussistere delle soluzioni interessanti.

La Legge impone di eseguire una procedura specifica in caso di licenziamento, ed è chiaro che un lavoratore in nero non potrà essere tutelato come un dipendente con contratto.

Lavoro in nero non pagato e rischio “licenziamento”

Un lavoro in nero non pagato dev’essere denunciato. Potresti aprire una causa civile in Tribunale oppure denunciare quanto successo, alla Direzione Territoriale del Lavoro.

Spesso il datore di lavoro che “assume” un lavoratore in nero, pone delle scelte quasi obbligate, previo il “licenziamento” o la cessione della “collaborazione”, senza se e senza “ma”. Si tratta di una evidenza situazione illegittima, in quanto il datore ha commesso un reato di estorsione e può essere denunciato. 

È stata proprio la Cassazione ad affermare che in qualunque caso in cui il datore di lavoro abusa della sua posizione di potere, imponendo ai dipendenti di accettare condizioni di lavoro illegittime con annessa minaccia di licenziamento, commette reato e deve essere denunciato. 

Va specificato che il lavoratore in nero non possedendo le stesse garanzie di quello regolarmente assunto, dovrà fornire una prova testimoniale.

Se quindi ti trovi nella situazione in cui sei in pensiero perché dici “ho lavorato in nero e non mi hanno pagato“, tranquillo, abbiamo la soluzione che fa al caso tuo.

Dovrai denunciare il datore di lavoro in Tribunale oppure alla Direzione Territoriale del Lavoro, portando con te un collega, un amico o anche un parente, che possa testimoniare la veridicità di quanto sostieni.

Se il lavoratore in nero non è pagato, riceve una paga inferiore a quella stabilita, effettua straordinari che non vengono ricompensati, non riceve ferie e permessi, subisce oppressioni di qualunque tipo, viene discriminato o licenziato ingiustamente ed illegittimamente, può fare ricorso al giudice

È importante che a confermare quanto denunciato vi siano dei testimoni che affermano di aver visto lavorare il dipendente presso l’azienda denunciata. 

Il lavoro in nero è una piaga dell’Italia. Anche per questo sempre più giovani sono alla ricerca di Paesi più ricchi di opportunità, dove possono avere un futuro migliore e roseo.

Licenziamento orale di una lavoratore in nero

Spesso il datore di lavoro licenzia il dipendente in nero oralmente, evitando di attuare la procedura prevista dalla legge con la raccomandata a/r. Ciò avviene perché è convinto si tratti di una situazione vantaggiosa quella di non lasciare alcun tipo di prova del rapporto lavorativo avuto con il dipendente. 

Tuttavia il licenziamento orale non ha valore ed è infatti considerato nullo. Il dipendente può infatti riprendere a lavorare e, nel caso in cui gli venisse proibito, può decidere di fare causa all’azienda, ottenendo un risarcimento del danno. 

In conclusione possiamo dunque affermare che, anche nel caso di lavoro in nero, il licenziamento orale può non solo essere contestato, ma anche tutelato.

Viene considerato illegittimo qualunque licenziamento non contestato per iscritto, privo di lettera di contestazione e che non rispetta i 5 giorni di risposta.

Contestazione licenziamento illegittimo

Il lavoratore in nero può contestare il licenziamento illegittimo subito, i termini richiesti sono i seguenti.

  1. Inviare una lettera di raccomandata a/r entro 60 giorni dalla comunicazione, nella quale contesta il licenziamento con annesse motivazioni, seppur non dettagliate. 
  2. Depositare il ricorso in tribunale entro 180 giorni successivi all’invio della lettera di raccomandata. 

Entrambi i termini non valgono in caso di licenziamento orale. Una volta avviata la causa, se il lavoratore in nero è stato licenziato oralmente, ha il diritto di essere reintegrato ed anche regolarizzato a tempo indeterminato full time. Se decidesse di richiederlo, l’azienda dovrebbe versargli tutti i contributi che ha maturato dall’assunzione, seppur in nero. 

Lavoratore in nero licenziato dopo che l’azienda ha fallito

Anche nei casi in cui l’azienda dovesse fallire, il lavoratore in nero – come qualunque altro dipendente legittimo – viene tutelato dalla legge. Per far sì che ciò avvenga è importante che il lavoratore in nero provi al giudice di aver contribuito al lavoro nell’azienda. In tal modo può ottenere il pagamento delle mensilità non retribuite e il TFR.

È il Fondo di Garanzia dell’INPS che si occupa di versare le quote delle ultime tre mensilità non pagate al lavoratore. Hai ancora dubbi sul lavoro in nero non pagato? Faccelo sapere con un commento.

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